domenica 14 febbraio 2010

Non sono morta, ero solo impegnata con il mio nuovo progetto.
Se siete interessati ecco il nuovo blog:
http://frajuliaproject.blogspot.com
Si, come potete vedere dall'indirizzo del blog sarà qualcosa di simile al Julie/Julia project! Fateci un salto!

giovedì 4 febbraio 2010

Giorno 23

Io già mi sono stancata. No, non posso prendermi l'impegno di cucinare le ricette dello stesso libro per più di due giorni consecutivi. Io sono l'anti-monotonia per eccellenza, l'anti-ripetitività, l'anti-quotidianità. Sapete quelle persone che fanno tutti i giorni le stesse cose, che non cambiano mai niente, che hanno sempre le loro solite abitudini, che morirebbero senza la loro marca di dentifricio di fiducia, le persone che devono mangiare sempre la stessa marca di pasta, che non cambierebbero il loro ristorante di fiducia per niente al mondo. Quelle che non pensano a quello che fanno, perchè ripetono gli stessi gesti giorno dopo giorno, sempre uguali, e che quindi sfruttano alla grande la prima legge di Newton, vanno avanti per forza d'inerzia nella vita. Prendete tutto questo e ribaltatelo completamente. E vengo fuori io. Non sono mai riuscita ad avere una vera e propria abitudine per più di una settimana, a parte se si considera un'abitudine cambiare sempre le proprie abitudini. In effetti è un'abitudine anche questa. Il fatto di aver cambiato mille università ricade sempre in questo mio lato del carattere. Non riuscire ad abituarmi a niente.
Ma per quanto può essere bello il fatto di non dare niente per scontato e vivere con la mente aperta alle novità, io ho sempre invidiato chi è almeno leggermente più aperto alla monotonia di me. Più aperto alle abitudini. Il non riuscire ad avere anche la più piccola abitudine è una disgrazia. Alla mattina non so mai con cosa fare colazione. Vado al bar e ogni volta cambio quello che voglio. Non sarò mai quel tipo di cliente che il barista ti vede arrivare e sa già quello che prenderai. Nel bar dove vado di solito faccio da cavia per le bevute nuove. Perchè tanto non so mai cosa prendere e i poveri baristi devono inventarsi sempre qualcosa di nuovo o riarrangiare qualcosa di classico. Per carità, loro la maggior parte delle volte si divertono però mi sento sempre un pò in colpa.
Insomma, tutto questo è per dire che l'impresa di fare tutti i giorni una ricetta già è un'abitudine che non riesco a prendere. Se ci mettiamo che le ricette devono essere tutte dello stesso libro è pure peggio. E poi avevo aperto il blog per poter parlare di tante cose che mi interessano, non solo della cucina francese del libro di Pellaprat.
Tante volte mi sento una fallita per questi motivi, altre volte penso che è bello non prendere la vita come fanno tutti, ma riuscire a emozionarmi ancora per tutte le più piccole cose, non dare niente per scontato, essere aperta a quello che mi si presenta davanti, non essere schiava delle abitudini.
Poi però mi risveglio in un mondo che le abitudini le vuole, vuole che ti svegli la mattina e che studi, che ti trovi un lavoro e che ti guadagni da vivere. Un mondo che non vuole che ti emozioni davanti a tutto, vuole che lasci perdere, non puoi sempre prendertela per tutto, devi lasciarti scivolare le cose addosso perchè è così che fanno tutti. Un mondo che ti dice di dare le cose per scontate, non vuole che ci ragioni tanto sopra, se pensi troppo potresti diventare pericoloso. Un mondo che non vuole che sei aperto al nuovo, vuole che ti tieni le tue vecchie cose, perchè come dice il proverbio 'chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che perde ma non sa quel che trova'. E allora? Per prima cosa se la vecchia strada fa schifo non so perchè non dovrei abbandonarla. Ma anche in caso contrario, io voglio provare cose nuove. Non voglio morire pensando che avrei voluto provare a mangiare pesce crudo, o avrei voluto provare a bermi 10 birre di seguito. Voglio sapere quello che si prova a prendere mille euro e spenderli in cazzate, voglio sapere quello che si prova a ubriacarmi fino a stare male, voglio sapere che gusto hanno i biscotti di una marca che non ho mai provato, voglio sapere che gusto ha il pesce crudo, che gusto hanno le cucine lontane da quella italiana, voglio sapere cosa si prova a dare tutta te stessa per amore, a mettercela tutta anche se alla fine ci rimani fregata, perchè per me è quello vivere. Non avrò le mie abitudini, ma alla fine avrò avuto qualcosa di più importante. Le emozioni. Per loro sarei pronta a tutto, a mandare tutto e tutti a quel paese. Loro sono le uniche cose non spiegabili scientificamente, le uniche cose per le quali vale veramente la pena vivere.
... e chiudere gli occhi per fermare, qualcosa che, è dentro me, ma nella mente tua non c'è..... capire tu non puoi.... tu chiamale se vuoi... emozioni....

martedì 2 febbraio 2010

Giorno 21

Non sono morta, ho solo passato un fine settimana molto impegnativo. E, al contrario di ogni mia aspettativa, ho continuato a portare avanti il mio progettino, che si è trasformato in 'fai ogni giorno una ricetta del libro di Pellaprat'. Si bè, a parte ieri, ma in settimana rimedierò preparandone due in un giorno.
Ma andiamo per ordine.
Ricetta 3: Brodo ristretto (o consommé)
In pratica si riprende il brodo del giorno prima, il grande marmite e si versa sopra a tutti questi ingredienti aggiuntivi.
Poi si lascia cuocere per 50 minuti. Se provate a farlo vi consiglio di non guardare, per quanto possibile, la pentola mentre cuoce, perchè lo spettacolo non è dei migliori. Questa poltiglia di acqua sporca, carne macinata, albumi d'uovo e pezzi di verdure che galleggiano è abbastanza inquietante. Però alla fine è venuto fuori questo brodino.

Io, essendo a dieta ferrea, l'ho mangiato da solo, mentre Sergi ha fatto una piccola e leggera aggiunta.

L'ha usato per i tortellini della mia nonnina, non mi ricordo se questi erano al gusto di noce moscata o di limone... l'anno scorso li aveva fatti arancioni e quest'anno invece di variare il colore ha variato il gusto. In realtà non ci fa apposta, gli sono venuti così per caso.
E a dire la verità non è nemmeno completamente vero che al brodino non ho fatto nessuna aggiunta... si, in effetti forse potrebbe essermi caduto dentro al piatto qualche mestolata di tortellini, ma non so, non ricordo.......
Ma passiamo alla ricetta 4: Pasta per brioche.

E' stato un incubo, Per iniziare, 8 g di lievito. Lievito quale? In polvere, di birra, di birra in polvere, vanigliato? Che ne so io che lievito si usava nell'anno mille? Mi sono sfogliata in pratica tutto il libro per cercare di capire e alla fine ho trovato una ricetta in cui si parlava di 'lievito in polvere' e quindi sono giunta alla conclusione che la scritta 'lievito' senza alcuna specificazione, voleva dire 'lievito di birra'. Ma proseguendo, 8 g di sale e 15 g di zucchero?? Ma che viene fuori, dolce o salato? Viste le dosi mi sa né dolce né salato. Ma diligentemente ho seguito tutta la procedura illustrata dal nostro Pellaprat, anche quando mi è rimasto tutto l'impasto attaccato alle mani e non sapevo più come toglierlo, il povero Sergi cercava di togliermelo con un cucchiaio, io intanto me lo mangiavo dalle dita, insomma, un disastro. Alla fine siamo riusciti a inciotolarlo (termine inventato da me in questo istante, vuol dire 'mettere in una ciotola') e a metterlo al calduccio per la lievitazione. Alla fine della lievitazione e delle mille ore che servono per il riposo, ho usato l'impasto per fare la ricetta 5: Brioscia a ciambella.

Questa è stata semplice: ho preso l'impasto della brioche, gli ho dato la forma a ciambella, l'ho spennellata con l'uovo e l'ho messa in forno! In realtà anche questa ha avuto le sue difficoltà dato che la ricetta diceva che il forno doveva essere a 'temperatura elevata'. E qual'è la temperatura elevata?? Diciamo che è 180... ma forse no dato che l'ho dovuto tenere dentro per 30 minuti invece che 15!
Appena sfornata l'ho assaggiata e non mi è piaciuta per niente, odio quei sapori che non sono né carne né pesce, è una di quelle cose che se ci metti sopra la nutella diventa dolce, se ci metti sopra una fetta di prosciutto è salata. L'ho lasciata lì un pò delusa e sono andata a farmi una bevutina dato che ormai erano le 23. Ieri invece non avevo voglia di cucinare, mi sono ritrovata questa brioscia nel bel paittino ikea che avevo comprato proprio per l'occasione, l'ho riassaggiata distrattamente e... è stato amore al secondo assaggio! Si, era buonissima! Me ne sono fatta fuori metà senza niente, mentre Sergi tagliava il prosciutto che dovevamo mangiarci insieme. In pratica bastava farla riposare per una notte al fresco!
E bene, per oggi non vi annoio con la mia vita privata, quindi chiudo qui. Ne approfitto però per fare un saluto speciale al mio primo, o meglio alla mia prima lettrice fissa!! Evviva!! E benvenuta!!