giovedì 4 febbraio 2010

Giorno 23

Io già mi sono stancata. No, non posso prendermi l'impegno di cucinare le ricette dello stesso libro per più di due giorni consecutivi. Io sono l'anti-monotonia per eccellenza, l'anti-ripetitività, l'anti-quotidianità. Sapete quelle persone che fanno tutti i giorni le stesse cose, che non cambiano mai niente, che hanno sempre le loro solite abitudini, che morirebbero senza la loro marca di dentifricio di fiducia, le persone che devono mangiare sempre la stessa marca di pasta, che non cambierebbero il loro ristorante di fiducia per niente al mondo. Quelle che non pensano a quello che fanno, perchè ripetono gli stessi gesti giorno dopo giorno, sempre uguali, e che quindi sfruttano alla grande la prima legge di Newton, vanno avanti per forza d'inerzia nella vita. Prendete tutto questo e ribaltatelo completamente. E vengo fuori io. Non sono mai riuscita ad avere una vera e propria abitudine per più di una settimana, a parte se si considera un'abitudine cambiare sempre le proprie abitudini. In effetti è un'abitudine anche questa. Il fatto di aver cambiato mille università ricade sempre in questo mio lato del carattere. Non riuscire ad abituarmi a niente.
Ma per quanto può essere bello il fatto di non dare niente per scontato e vivere con la mente aperta alle novità, io ho sempre invidiato chi è almeno leggermente più aperto alla monotonia di me. Più aperto alle abitudini. Il non riuscire ad avere anche la più piccola abitudine è una disgrazia. Alla mattina non so mai con cosa fare colazione. Vado al bar e ogni volta cambio quello che voglio. Non sarò mai quel tipo di cliente che il barista ti vede arrivare e sa già quello che prenderai. Nel bar dove vado di solito faccio da cavia per le bevute nuove. Perchè tanto non so mai cosa prendere e i poveri baristi devono inventarsi sempre qualcosa di nuovo o riarrangiare qualcosa di classico. Per carità, loro la maggior parte delle volte si divertono però mi sento sempre un pò in colpa.
Insomma, tutto questo è per dire che l'impresa di fare tutti i giorni una ricetta già è un'abitudine che non riesco a prendere. Se ci mettiamo che le ricette devono essere tutte dello stesso libro è pure peggio. E poi avevo aperto il blog per poter parlare di tante cose che mi interessano, non solo della cucina francese del libro di Pellaprat.
Tante volte mi sento una fallita per questi motivi, altre volte penso che è bello non prendere la vita come fanno tutti, ma riuscire a emozionarmi ancora per tutte le più piccole cose, non dare niente per scontato, essere aperta a quello che mi si presenta davanti, non essere schiava delle abitudini.
Poi però mi risveglio in un mondo che le abitudini le vuole, vuole che ti svegli la mattina e che studi, che ti trovi un lavoro e che ti guadagni da vivere. Un mondo che non vuole che ti emozioni davanti a tutto, vuole che lasci perdere, non puoi sempre prendertela per tutto, devi lasciarti scivolare le cose addosso perchè è così che fanno tutti. Un mondo che ti dice di dare le cose per scontate, non vuole che ci ragioni tanto sopra, se pensi troppo potresti diventare pericoloso. Un mondo che non vuole che sei aperto al nuovo, vuole che ti tieni le tue vecchie cose, perchè come dice il proverbio 'chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che perde ma non sa quel che trova'. E allora? Per prima cosa se la vecchia strada fa schifo non so perchè non dovrei abbandonarla. Ma anche in caso contrario, io voglio provare cose nuove. Non voglio morire pensando che avrei voluto provare a mangiare pesce crudo, o avrei voluto provare a bermi 10 birre di seguito. Voglio sapere quello che si prova a prendere mille euro e spenderli in cazzate, voglio sapere quello che si prova a ubriacarmi fino a stare male, voglio sapere che gusto hanno i biscotti di una marca che non ho mai provato, voglio sapere che gusto ha il pesce crudo, che gusto hanno le cucine lontane da quella italiana, voglio sapere cosa si prova a dare tutta te stessa per amore, a mettercela tutta anche se alla fine ci rimani fregata, perchè per me è quello vivere. Non avrò le mie abitudini, ma alla fine avrò avuto qualcosa di più importante. Le emozioni. Per loro sarei pronta a tutto, a mandare tutto e tutti a quel paese. Loro sono le uniche cose non spiegabili scientificamente, le uniche cose per le quali vale veramente la pena vivere.
... e chiudere gli occhi per fermare, qualcosa che, è dentro me, ma nella mente tua non c'è..... capire tu non puoi.... tu chiamale se vuoi... emozioni....

3 commenti:

  1. si perchè è sempre stato uno dei miei sogni..l'arte l'arredamento..amo disegnare e solo ora vedo che ho sbagliato a fare ragioneria.anche se adesso mi sta dando da vivere... insomma voglio provarci a fare l'esame...senno me ne pentirei.anche se come hai detto tu in questo post è una cosa fuori dal normale per il mondo...

    kmq le abitudini in fatto di universita non sarebbe male..sarei felice che davvero tu riuscissi a portarla a termine e diventare quello che vuoi diventare..perchè uno può amare tantissime cose ma alcuni sono solo hobby altre la vita .

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  2. pensa te ched era l'ultimo e pure una Xs dico io lo provo ma non ci entrero mai! considerando che dall'anno scorso ho preso ben 6kg in piu..e invece lo provo e mi sta! ovvio potrebbe stare meglio ma non mi sta nemmeno male! è elastizzato forse per quello..davvero un affare..

    è vero che un tubino va bene a tutte...

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  3. mi ritrovo proprio nel disordine delle "non abitudini" che dici!! Non mi interessano e mi spaventano, ma per gli altri è solo "disordine". Io sono un persona disordinata. Mi sono fatta violenza perché sono un po' ambiziosa e ho concluso bene gli studi e allora posso dire che l'ambizione mi ha salvata. Per il resto faccio quello che mi va quando mi va... ma al lavoro devo andarci. Per una così è bene fare un lavoro vario, a contatto con tanta gente, con le loro stranezze e tic... quelle ti rendono la vita diversa... che dici?

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